lunedì 5 novembre 2012

Garibaldi e il Risorgimento


Garibaldi: dalla giovinezza alla morte di Anita.

Giuseppe Garibaldi è stato un generale, patriota e condottiero italiano. Noto anche con l'appellativo di Eroe dei due mondi per le sue imprese militari compiute sia in Europa, sia in America meridionale, è la figura più rilevante del Risorgimento, uno dei personaggi storici italiani più celebri al mondo e anche un eroe nazionale per gli italiani.
LA GIOVINEZZA
Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza, allora sotto dominio francese, nel 1807, secondogenito di sei figli. Nel 1815 Nizza fu restituita al Regno di Sardegna per decisione del Congresso di Vienna e restò sotto il governo dei Savoia fino al 1860.
I genitori avrebbero voluto avviarlo alla carriera di avvocato, medico o sacerdote, ma Giuseppe non amava gli studi, prediligendo gli esercizi fisici e la vita di mare. Egli stesso ebbe a dire che era più amico del divertimento che dello studio. Vedendosi ostacolato dal padre nella sua vocazione marinara, durante le vacanze tentò di fuggire per mare verso Genova con tre suoi compagni. Scoperto da un sacerdote che avvisò la famiglia della fuga, fu fermato appena giunto alle alture di Monaco e ricondotto a casa; forse fu l'inizio della sua antipatia verso il clero.
Alla fine riuscì a persuadere il padre a lasciargli intraprendere la vita di mare e venne iscritto nel registro dei mozzi a Genova il 12 novembre 1821.
LA VITA DA RICERCATO
Durante la navigazione si converte agli ideali patriottici e repubblicani di Mazzini. Nel 1834 partecipa a un tentativo di insurrezione popolare in Piemonte. Garibaldi scese a terra a Genova per mettersi in contatto con i mazziniani; ma il fallimento della rivolta in Savoia e l'allerta di esercito e polizia fecero fallire tutto. Garibaldi credeva che l'insurrezione si sarebbe comunque avviata; non tornò sulla nave per parteciparvi, venendo siglato il termine A.S.L. (Assentatosi Senza Licenza) sulla sua matricola, e divenendo in pratica un disertore; tale latitanza venne considerata come ammissione di colpa.
Trova riparo prima a casa di una fruttivendola  poi in un'osteria. Qualche giorno dopo lascia Genova e giunge a Marsiglia. Intanto viene indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte ignominiosa in contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato.
Garibaldi divenne così un ricercato e continua sotto falso nome, assunta l'identità dell'inglese Joseph Pane, a viaggiare: il 25 luglio salperà verso il mar Nero sul brigantino francese Union raccontando di essere un ventisettenne nato a Napoli.  Sbarca il 2 marzo 1835, e in maggio fu in Tunisia. Quando tornò a Marsiglia trovò la città devastata da una grave epidemia di colera; offertosi come volontario lavorò in un ospedale, in qualità di benevolo ci rimase per quindici giorni. 
L'ESILIO IN SUD AMERICA
Garibaldi decise di partire alla volta del Sud America con l'intenzione di propagandare gli ideali mazziniani e partecipò ad alcune guerre d’indipendenza.  
Arrivò a Rio de Janeiro, comprò una nave e la battezzò “ Mazzini”, con questa nave fece atti di pirateria contro l’impero del Brasile perché lui parteggiava per i ribelli contro l’ imperatore brasiliano.
Garibaldi fece varie incursioni sui villaggi rivieraschi. La prima nave Mazzini venne affondata in uno scontro a fuoco con le truppe dell'Impero, e lui fu costretto a rubare una nuova nave. I corsari si trasferirono su una nave più nuova e più grande, ribattezzata con il nome della vecchia Mazzini.
Nel 1838 si diresse nel Rio Grande do Sul. Il primo obiettivo era la conquista di Laguna. La strategia imperiale fu quella di porre il blocco a Laguna, ma Garibaldi, riuscì a compiere azioni corsare. Garibaldi conquistò con i suoi uomini la cittadina di Imaruì. Il 15 novembre l'esercito brasiliano riconquistò la città, e i repubblicani si diedero alla fuga sugli altipiani. Dopo queste battaglie ritornarono a Rio Grande. Vista l'impossibilità di fare rifornimenti, poiché le coste erano presidiate dagli imperiali, Garibaldi e i suoi puntano per Maldonado in Uruguay.  Quando gli inglesi favorirono la secessione di Montevideo dall'impero brasiliano, e la conseguente guerra tra Brasile e Uruguay, Garibaldi venne assoldato per svolgere il ruolo di incursore nelle retrovie dell'esercito brasiliano. Sconfitto, nel 1842 riparò in Uruguay. Il diplomatico inglese William Gore Ouseley lo assolda assieme ad altri marinai per fare razzie e impedire i traffici marini degli stati sud americani. Sono tutti vestiti con camicie rosse. Esce il Legionario Italiano. Nasce grazie agli articoli di questo giornale la leggenda dell'Eroe dei due mondi.
ANITA
Giuseppe ed Anita si erano conosciuti a Laguna nel 1839. Anita si era sposata con un calzolaio che, partito per la guerra, non era stato seguito dalla moglie. Nata a Merinhos, aveva 18 anni al momento dell'incontro con Garibaldi. Lo sposò il 26 marzo 1842.
Garibaldi cercò di far giungere Anita e i figli da sua madre, facendoli partire nel gennaio del 1848 su di una nave diretta a Nizza, dove furono affidati per qualche tempo alle cure della famiglia di lui.
Garibaldi rientrò in Italia nel 1848, poco dopo lo scoppio della prima guerra di indipendenza. Giunse in vista di Nizza il 23 giugno. 
LA REPUBBLICA ROMANA E LA MORTE DI ANITA
Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana, minacciata dalle truppe francesi e napoletane che difendevano gli interessi del papa Pio IX.
Dopo la caduta della Repubblica Romana Garibaldi e Anita in fuga, trovano rifugio a San Marino. Garibaldi con qualche migliaio di fedelissimi cercò di raggiungere Venezia, dove resisteva l’ultima repubblica.
Durante questo viaggio Anita si ammala e muore.

Il risorgimento italiano
Nel 1848 finisce l'epoca della Restaurazione. L'ordine imposto dal congresso di Vienna salta per aria. A Parigi una nuova rivoluzione costringe il re a fuggire e viene proclamata la seconda repubblica.
La rivolta si propaga in tutta Europa, compresa l'Italia, dove tra il 1848 e il 1849 si combatte  la prima guerra d'indipendenza.
La prima rivolta fu la ribellione di Milano contro l'esercito austriaco( le 5 giornate di Milano). Il re di Sardegna Carlo Alberto, dopo molte incertezze, interviene a sostegno degli insorti, ma viene rapidamente sconfitto e lascia il trono al figlio Vittorio Emanuele II.
Intanto però Carlo Alberto ha concesso nel regno di Sardegna lo Statuto Albertino, una costituzione che diventerà la prima costituzione della monarchia italiana, fino alla nascita della repubblica (1848-1948).
A Roma il papa è costretto a fuggire e viene proclamata la repubblica, capeggiata da Mazzini e da Garibaldi appena tornato dall'America.La Repubblica Romana sarà sconfitta dall'esercito francese, intervenuto in appoggio del papa. Garibaldi cerca invano di raggiungere Venezia, dove intanto gli Austriaci rioccupano la repubblica ribelle.

Nel decennio successivo il protagonista del Risorgimento diventa il primo ministro del re di Sardegna Vittorio Emanuele II: Camillo Benso conte di Cavour. Nel decennio che va dal 1849 al 1859 egli tesse una complessa rete diplomatica per convincere Francia e Inghilterra a sostenere l'unità d'Italia. In particolare firma un accordo segreto con il nuovo imperatore francese Napoleone III: i Savoia cedono alla Francia Nizza e Savoia in cambio dell'alleanza dell'esercito francese contro gli Austriaci.
Ottenuta l'alleanza dei Francesi, Cavour provoca l'intervento militare dell'Austria nel 1859. Comincia così la seconda guerra d'indipendenza alla fine del quale il regno dei Savoia comprende anche la Lombardia, l'Emilia e la Toscana.
Nel 1860 Garibaldi organizza la spedizione dei Mille e conquista il Regno delle due Sicilie, consegnandolo infine a Vittorio Emanuele II che scende per incontrarlo a Teano.

 Nasce il regno d'Italia (1861).

 Al territorio Italiano mancano ancora 4 regioni : Veneto, Lazio, Trentino e Friuli. Il Veneto venne liberato nel 1866, grazie ad una alleanza con la Prussia contro l'Austria (terza guerra d'indipendenza). Roma verrà occupata nel 1870 dopo la caduta di Napoleone III. Le ultime regioni saranno conquistate con la prima guerra mondiale (1915-8). 


G. Bandi, I Mille

Alla spedizione dei Mille partecipa anche un giornalista toscano, di nome Giuseppe Bandi, che ne trae un racconto.
Garibaldi, attraverso le sue conoscenze, ottiene due piroscafi, e allora Bandi chiede un'ultima licenza per andare a festeggiare a Genova.
Il mattino della partenza, i garibaldini, fra due ali di folla, s'imbarcano e fra la folla c'è anche un vecchio siciliano, che raccomanda a Garibaldi tutti i suoi figli.
Intanto Bandi riceve l'ordine di tagliare i fili del telegrafo, per fare in modo che i Borboni fossero colti di sorpresa.
La partenza, però, viene ritardata da una nave francese che blocca l'ingresso al porto.
Due carabinieri bloccano Bandi e i suoi intenti a tagliare il telegrafo, ma infine i due se ne vanno;
tutti i garibaldini salgono sui piroscafi e escono dal porto, che nel frattempo era stato sbloccato, siccome la nave francese se ne era andata.

G. Verga, Libertà

Il racconto “Libertà” di G. Verga rappresenta emblematicamente la delusione e l'estraneità dei contadini al Risorgimento italiano. L'Italia è fatta ma bisogna “Fare gli italiani”.
Il racconto si ispira a fatti realmente accaduti a Bronte in Sicilia. I contadini sentono che stanno arrivando i garibaldini e si ribellano contro i latifondisti per conquistare le loro terre.
Vengono uccisi il prete, il farmacista e la baronessa.
Quando arrivano i garibaldini comandati da N. Bixio, vengono fucilati e catturati i capi della rivolta.
Le mogli dei capi imprigionati si recano a Catania per assistere al loro processo.
Uno degli imputati, a quel punto, si alza ed esclama: ”Avevano detto che ci sarebbe stata la libertà”.

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